RESURREZIONE

Pasqua 2020

Nei primi secoli del Cristianesimo non si hanno testimonianze figurative della storia di Gesù: le dispute teologiche sulla natura del Cristo costituiscono una resistenza interna alla rappresentazione iconografiche, più che il timore delle persecuzioni del potere imperiale. La Resurrezione viene però portata alla meditazione dei credenti attraverso un simbolo: una croce vuota, detta “crux nuda” sovrastata dalla scritta pax alla sommità.

Dopo l’editto di Costantino e la definizione teologica della duplice natura di Cristo, la Resurrezione incomincia ad essere rappresentata: le due iconografie più utilizzate sono la constatazione del sepolcro vuoto da parte della Madonna, degli Apostoli e della Maddalena oppure il Cristo trionfante uscito dal sacello vuoto e i soldati di guardia che dormono.

Giotto

Giotto – Resurrezione e noli me tangere – Padova Cappella degli Scrovegni – 1305

Giotto, nella cappella degli Scrovegni a Padova unifica le due iconografie,
rappresentando a sinistra il sepolcro vuoto vigilato da due angeli,
mentre i soldati sono addormentati.

Seguendo la diagonale delle colline lo sguardo viene guidato all’estremità destra sulla figura di Gesù,
in veste candida con bordature dorate, sovrannaturale come quella degli angeli.
Il Cristo porta un vessillo: sugli scomparti tra la croce la scritta “Vincitor mortis”.

Il gesto di distacco dalla Maddalena costituisce il “Noli me tangere”,
la testimonianza del ritorno di Cristo alla dimensione divina.
Gli arbusti rinsecchiti vicino alla tomba contrastano significativamente con quelli rigogliosi vicino a Gesù.

 

Beato Angelico

Beato Angelico – Resurrezione di Cristo –Firenze, San Marco 1440

Molto intensa l’interpretazione che il Beato Angelico attribuisce alla Resurrezione
nell’affresco di una cella del convento domenicano di San Marco a Firenze.

Il centro della composizione è costituito dal sepolcro vuoto,
che un angelo candido mostra con la mano destra.

La sua mano sinistra indica l’altra dimensione della meditazione:
la mandorla luminosa in cui è rappresentato un Cristo martire (la palma tenuta con la mano destra)
e trionfante (il vessillo con la sinistra).

La Madonna, Maria di Cleofa e Maria di Salome sono composte sulla destra, nell’atto di portare gli oli e gli unguenti per onorare il corpo del defunto. La Maddalena, staccata dalle tre Marie scruta il sepolcro vuoto e costituisce forse il soggetto più “emotivo” della composizione: Gesù era stato molto misericordioso nei confronti delle sue debolezze. Nell’angolo a sinistra San Domenico inginocchiato medita il mistero del sepolcro vuoto.

Piero della Francesca

Piero della Francesca – Resurrezione di Cristo – Museo di Sansepolcro – 1450 1463

Recentemente restaurato, l’affresco di Piero della Francesca testimonia
come il tema della Resurrezione coinvolga anche le “novità”
dell’espressione artistica dell’umanesimo antropocentrico del Quattrocento.

Piero incornicia la composizione con due colonne classiche,
impostando una composizione piramidale il cui vertice è l’aureola di Cristo.

La visione è prospettica, misurata con un punto di vista ribassato,
a suggerire un effetto presenza dell’osservatore,
che appartiene alla stessa dimensione delle guardie addormentate.
Sembra che il milite senza elmo sia un ritratto di Piero,
secondo un’abitudine a raffigurarsi in soggetti sacri che durerà anche nei secoli successivi.

Cristo non segue la regola della veduta dal basso, umana:
è frontale, con un piede che poggia sulla tomba nell’atto di uscirne.
La sua forma è scultorea, caratterizzato da un’anatomia classica
che lo rende soggetto autorevole,
portatore di uno stendardo crociato di vittoria sulla morte e sul tempo.

Alla sua destra infatti la natura è invernale, addormentata
come gli uomini a guardia del sepolcro vuoto,
mentre alla sua sinistra la natura si risveglia,
come la promessa escatologica che scaturisce dalla Resurrezione.

Prof. Giampaolo Livetti

 

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