Lettera di padre Franco

15 dicembre 2020

Cari amici che mi seguite dall’Italia,

fra una decina di giorni sará Natale e voglio mandarvi i miei auguri, contandovi qualcosa di ció che viviamo dalle mie parti.

Questi mesi sono stati duri, pesanti. Il non poter fare quasi niente rende difficile dare un senso alla vita. La mattina ho ripreso ad uscire a vendere il latte di soia, cosa che assicura le entrate necessarie per mangiare e pagare l’affitto della casa. Nel pomeriggio visito qualche famiglia, appoggiandoli con alimenti, quando posso.

Ho molto tempo libero ed un po mi annoio, cosa che credo é successo alla maggior parte dell’umanitá in questi mesi. Sto leggendo molto per riempire il tempo: un pó di tutto, dalla teologia alla politica, ai romanzi.

Da settembre sono ricominciate le Messe la domenica, anche se con poca gente.

Il gruppo afro che seguivo da anni ha deciso di fermarsi almeno fino a dicembre.

Da un mesetto é nato un nuovo gruppetto di adulti neri che vivono in uno dei settori piú poveri del quartiere.

Per ora ci siamo riuniti tre volte all’aria aperta e con mascherina

Ci sono arrivati dei soldi per appoggiare persone senza lavoro e con 7 di loro é partito un gruppetto di lavoro comunitario che produce frittelle da vendere calde in strada: da due mesi sta funzionando e sono soprattutto le mie compagne laiche che lo stanno accompagnando.

In agosto é finalmente uscito il mio nuovo libro sui conflitti vissuti nlla mia vita missionaria:in questi mesi ne ho vendute circa 400 copie ed é ora in preparazione la versione italiana che dovrebbe essere stampata l’anno prossimo.

Dopo le due operazioni di tumore alla pelle fatte in Italia nel 2001 e nel 2018, sto facendo spesso controlli .Durante quest’anno hanno scoperto due volte un neo che si stava trasformando in tumore. Mi hanno operato il primo in marzo ed il secondo in ottobre: nessuno dei due era ancora tumore.

Mi hanno poi proposto delle sessioni di crioterapia che consistono in mettere sui numerosi nei del mio corpo un liquido che, prima che crescano, li faccia seccare e trasformarsi in una crosta che dopo una quindicina di giorni sparisce. Ho giá fatto due sessioni che ad ogni volta ne ha uccisi 20 ed in febbraio é prevista una terza sessione.

Il mese scorso é cambiato il superiore della mia comunitá ed il nuovo é un fratello centrafricano di 47 anni: si chiama Abele e mi sembra una gran bella persona.

Leggo che in Italia il covid ha fatto stragi in questi mesi e molta gente é bloccata: qui le cose vanno meglio. Per noi il mese peggiore é stato agosto e da allora il contagio é iniziato a scendere: ora é piú o meno stabile sui 7-8 mila casi nuovi ogni giorno.

Nel nostro quartiere se ne parla poco: c’é chi dice che, abituati a respirare polvere ed odori di spazzatura, abbiamo piú anticorpi che la gente di quartieri piú…progrediti e ció ci difende dal virus. Forse un po é vero.

C’é chi dice che quest’anno non ci sará Natale.

Io credo che quest ‘anno abbiamo piú bisogno che altre volte di celebrarlo.

Non si potranno fare grandi celebrazioni peró ancora una volta potremo contemplare con stupore quel Dio cosí pieno di amore per l’umanitá e specialmente per i piú poveri, che ha voluto nascere in questo mondo, in una stalla e farsi amico, prima di tutto, di un gruppetto di pastori disprezzati ed emarginati.

Contemplare un Dio che quest’anno non ci fará forse capaci di grandi progetti pastorali o sociali ma ci trascinerá a vivere la bellezza delle piccole cose, dei piccoli gesti che costruiscono fraternitá: un saluto, un sorriso, l’accoglienza, l’ascolto, la solidarietá che nessuna pandemia ci potrá impedire di offrire a chi ci circonda.

Buon Natale

Franco

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