Il mistero di Gesù crocifisso

CROCIFISSIONI a CONFRONTO

L’estrema complessità teologica dello “scandalo della Croce” impone profonde riflessioni
ad ogni artista che voglia affrontare la rappresentazione del Cristo crocifisso,
Dio fatto uomo che muore tanto drammaticamente e dolorosamente

(Filippo Brunelleschi – Crocifisso – Firenze, Santa Maria Novella – 1425)

Filippo Brunelleschi

 

Filippo Brunelleschi,
nella chiesa domenicana
di Santa Maria Novella a Firenze,
rappresenta un Crocifisso di proporzioni quasi ideali, applicando una categoria filosofica classica
che vuole la forma significativa
della natura del soggetto.

E poiché da secoli la teologia, certamente raccomandata dai Domenicani al Brunelleschi, insegna come in Cristo coesistano la natura divina
e la natura umana,  Brunelleschi fornisce
una interpretazione intellettuale,
quasi idealizzata delle forme dell’Uomo crocifisso.

 

 

Masaccio – Trinità- Firenze, Santa Maria Novella -1426

Masaccio

 

A pochi metri dalla scultura lignea del Brunelleschi,

Masaccio dipingeva negli stessi anni “La Trinità”
altra rappresentazione di Gesù crocifisso,
che qui diventa asse dello spazio compositivo e del tempo della narrazione,
in ossequio al clima culturale di antropocentrismo dell’epoca,
nel quale Cristo rappresentava
l’Uomo per eccellenza, il fulcro dell’intera umanità.

 

 

 

 

 

 

 

 

Donatello- Crocifisso – Firenze, Santa Croce – 1409

Donatello

Nel primo decennio del ‘400
Donatello scolpiva
per la chiesa francescana
di Santa Croce a Firenze
il suo crocifisso ligneo, che l’amico Brunelleschi stronca con un commento molto toscano.
“Hai messo in croce un contadino”.

Popolano come estrazione sociale, Donatello è attratto dagli aspetti più emotivi, drammatici e quotidiani della realtà, e coglie nel suo Crocifisso il dolore, da passione, la verosimiglianza dell’evento.
L’atteggiamento dell’Uomo in croce sembra quasi ricordare quel che Pierangelo Sequeri fa dire a Gesù: “Se proprio ci deve essere un crocifisso in nome dei diritti di Dio, in nome della Giustizia di Dio, in nome del bisogno che Dio ha di purificazione, questo sarò io, e io soltanto” ( – Cattedra dei non credenti – 1992 -) Rusconi)

Donatello – Crocifisso bronzeo – Padova –Altare Maggiore della Basilica di S.Antonio- 1446

 

Donatello interpreterà ancora
il tema della Crocifissione parecchi anni dopo, quando nel 1446 lavorerà all’altare del Santo, nella basilica di Sant’Antonio a Padova.

La scelta del bronzo quale materiale espressivo è tipica del carattere di Donatello: il bronzo si presta a contrasti cromatici netti, ad un’emotività nella lettura dell’immagine, a cambiamenti di effetti secondo i punti di vista e le condizioni di luce.

Cristo ha una dignità “antica”
da combattente, da vittima sacrificale:
certo l’ambiente dotto di Padova suggerisce a Donatello questa nobiltà di interpretazione del soggetto.

L’atteggiamento di Cristo è però di accettazione.

Tornano alla mente le parole del Cardinale Martini, che nella sua “Cattedra dei non credenti” analizzando le forme della fede scrive:
” Figura della fede che si affida è anzitutto Gesù:
‘ Nelle tue mani, Padre, affido il mio spirito’.
Si discute tra esegeti e teologi se si possa chiamare fede quella di Gesù.
Comunque è un affidarsi, è radice e modello di ogni nostro affidarsi”.

 

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